"Un premier signe de délicate attention de Benoît XVI en faveur des
"traditionalistes" quelques jours seulement après son élection...
Comme l'a écrit Vittorio Messori, "je sui sûr qu'en matière de liturgie, de
réaffirmation du rite et du sacré, il ira vite" (Figaro Magazine du 23 avril 2005)

 

 

BENOIT XVI  envoie son délégué spécial au barroux :

 Le Cardinal Medina


IL  RETROSCENA

Papa  Ratzinger ora tende la mano ai tradizionalisti
 Benedetto  XVI invia un suo "delegato speciale" al monastero francese che   segue il rito antico - Oggi  il  cardinale Medina consacra a nome del Pontefice l'abbazia di  Barroux di  Andrea Tornielli da  Roma Primo  segnale di attenzione di Benedetto XVI verso i tradizionalisti: oggi  il cardinale Jorge Medina Estevez (lo stesso che ha annunciato al mondo la   nomina di Ratzinger) consacrerà come "inviato speciale del  Papa" la nuova chiesa delle suore benedettine di Le Barroux, in  Francia, una comunità sorta dopo il Concilio che continua a seguire  l'antica liturgia tridentina. Non  è una novità che un cardinale visiti e celebri la Messa a Le Barroux.  
Lo stesso Ratzinger c'era andato, nel 1995- La notizia sta nella lettera  -che non è stata pubblicata dalla Santa Sede - con la quale Benedetto XVI  ha nominato il porporato cileno suo "inviato speciale" per  l'evento: circostanza piuttosto rara e riservata ad avvenimenti di rilievo. È evidente, dunque, che con questo atto il nuovo Papa ha  voluto mandare un  messaggio di stima verso la piccola galassia  tradizionalista. La comunità  benedettina di Le Barroux, fondata da dom  Gerard Calvet (www.barroux.org),   accoglie monaci che si sottomettono a una regola di vita molto austera e   ha molte vocazioni. Calvet, che non intendeva seguire la liturgia   scaturita dalla riforma seguita al Vaticano II, ottenne di fondare  questa  comunità nella quale l'orologio liturgico si è fermato al 1962.  Ma, al  contrario del vescovo Lefebvre e della sua Fraternità San Pio X,  i monaci  di Le Barroux sono sempre rimasti in comunione con Roma, anche  se talvolta  mal tolleraci da qualche esponente dell'episcopato francese.
Negli  ultimi anni è cresciuta anche la comunità femminile, che vive in un edificio non molto distante da quello principale. E ora il cardinale  Medina, a nome del Papa. va a consacrare la nuova chiesa dell'abbazia. Da  quanto apprende il Giornale,  la decisione avrebbe provocato qualche  malumore in Vaticano, in coloro  che ritengono che non si debba dare spazio ai tradizionalisti. Si tratta  però di un segnale perfettamente in linea  con quanto Ratzinger ha  scritto e detto in questi anni. "Nel corso della  sua storia la  Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di  liturgia, perché  ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa",  aveva  detto l'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della  fede  nell'ottobre 1998, in occasione del decennale del documento con il  quale  Giovanni Paolo II aveva chiesto ai vescovi di essere generosi nel   concedere l'antico rito ai fedeli che lo chiedevano. Ancora più  esplicito  il nuovo Papa era stato nel libro Dio e il mondo  (Ed. San Paolo, 2001):  Per una retta presa di coscienza in materia  liturgica è importante che  venga meno l'atteggiamento di sufficienza  per la forma liturgica in vigore  fino al 1970. Non capisco nemmeno, ad essere franco, perché tanta  soggezione, da parte di molti confratelli  vescovi, nei confronti di questa  intolleranza, che pare essere un  tributo obbligato allo spirito dei tempi,  e che pare contrastare, senza  un motivo comprensibile, il processo di  necessaria riconciliazione  all'interno della Chiesa". Ora Benedetto XVI ha  mandalo un primo  preciso segnale a solo venti giorni dall'elezione.
Gli  atteggiamenti dei singoli vescovi su questo tema sono molto diversi tra  loro: poco più di un mese fa il vescovo di Vicenza non ha ritenuto
opportuno concedere la Messa tridentina a 637 fedeli che gli avevano  
presentato una petizione, un no deciso avevano detto in precedenza i  
vescovi di Bergamo, Siena, Pisa, ma anche - e questa può sembrare una   sorpresa - l'allora arcivescovo di Bologna Giacomo Biffi. Mentre aperti   verso i tradizionalisti sì erano rivelati cardinali considerati più  "progressisti", come Carlo Maria Martini a Milano e Marco Cè  aVenezia.